[Varietà]
[Continua dal post precedente]
Neanche il tempo di darmi una rinfrescata prima di concedermi a lui, quel primo contatto sulle labbra accartocciate e la sorpresa di scoprirlo senza i denti davanti. Mi ha stappata senza godermi, un gesto meccanico che aveva ripetuto con chissà quante altre prima di me.
Eppure non lo odio.
Sono rovesciata a terra ma a nessuno sembra importare, sono calda, mi faccio schifo. Le gente ci guarda di sottecchi, vorrei urlare che non avrei voluto trovarmi qui ma non ho potuto opporre resistenza. Lui si sdraia, forse sviene, ormai non mi considera più, non esisto più per lui. Sono solo un’altra che è andata giù, che ha prolungato la sua sbornia di senzatetto.
Non ho mai avuto grosse pretese ma il rispetto, quello sì, lo pretendevo. Nemmeno quello.
Ora mi distacco da lui, unico compagno di una vita in disparte, il solo che abbia mai baciato, puttaniere che al risveglio andrà in cerca di un’altra come me. Il vuoto che sento è solo fisico? O con una sorsata si è portato via qualcosa di più? A chi importa?
Non so perché sto scrivendo queste parole, forse perché sento la fine approcciarsi e ho bisogno della considerazione che non ho mai avuto, mentre colo via in silenzio al fondo di un autobus che non mi porta da nessuna parte. Non so cosa proverà chi leggerà la mia storiella sgasata, ma mi sento di lasciare un messaggio prima di evaporare da questo mondo senza gusto: abbiate rispetto per le lattine di birra, anche loro hanno dei sogni.