[Varietà]
Lucas aveva origliato per caso la conversazione e adesso era nel mezzo di una tromba marina di emozioni. Sentiva la rabbia bruciante nei confronti del padre, della sua folle decisione e delle sue menzogne; intravedeva un riflesso di tristezza da abbandono, da solitudine incombente; percepiva un’eco di senso di colpa, pesante alla base del collo, a cui non riusciva a dare una forma vera e propria. Nel gorgo si mescolavano paura, sgomento, violenza e voglia di scappare.
Prima che riuscisse a far ordine e decidere che cosa fare, il padre girò l’angolo e lo vide.
– Lucas, che cos…
– Pezzo di guano, mi fai schifo, mi fa schifo che tu sia mio padre, ti odio!
Edgar rimase paralizzato di fronte alla rabbia del figlio, passò qualche secondo prima che riuscisse ad articolare una qualsiasi parola.
– Lucas, non capisci, ti spiegherò tutto, tutto si risolverà, è per…
– Non dire che è per il mio bene, né per quello di mamma! Sei un plancton di egoista del plancton e ti odio!
– Lucas, ora basta! Cosa ne puoi sapere tu? Sono tuo padre non ti permettere di mancarmi di rispetto in questo modo!
La voce usciva acuta ed affannata, le parole erano istintive, sragionate.
Lucas guardava il padre negli occhi, mentre sentiva i propri che si gonfiavano come la marea.
– Perché vuoi abbandonarci? Cosa ti abbiamo fatto?
Il tremolio della bocca ebbe la meglio e Lucas sentì le lacrime sgorgare lente. Edgar percepì il peso di un’intera baia calarglisi sulla conchiglia, lottò contro l’insorgere del pianto. Non voleva crollare di fronte al figlio.
– Lucas, tu e la mamma siete tutto per me, io, io non voglio causarvi dolore, come posso… come posso darvi l’amore che meritate se navigo in tutta questa tristezza?
Il giovane paguro aveva abbassato lo sguardo, di tanto in tanto tirava su con il naso.
– Non lasciarmi solo papà. Quando Lucas alzò il capo Edgar sentì il fiato spezzarsi, gli occhi si riempirono di lacrime, poi girò la conchiglia e se ne andò.