Ricordi

[Varietà]

Pareva che quella macchia fosse intenzionata a restare appesa alla parete per sempre.

Un quadro da mercatino delle pulci che raffigurava natura morta in tonalità funeree aveva occupato esattamente quello spazio per più anni di quelli che si sarebbe meritato. Quando finalmente il dipinto era stato archiviato in un angolo della cantina, a dividere la mensola con una radio di fine anni ’50 che aveva funzionato sì e no fino agli inizi degli anni ’60, la macchia che con il tempo si era creata alle sue spalle aveva infine visto la luce.

Pallida e squadrata spiccò fin da subito sulla vernice vecchia di qualche anno, opaca di polvere, smog e litigi. Resistente all’azione di spugne di svariati materiali abrasivi, di sgrassanti più o meno reclamizzati, il rettangolo stonava con l’omogeneità che lo circondava. Lo stucco applicato per tappare il buco lasciato dal chiodino che reggeva la cornice altro non faceva che esaltare ancora di più lo stacco cromatico tra la chiazza e il resto del muro.

Resistente al tempo, all’azione dell’uomo, agli umori e ai desideri, la macchia stanziava al suo posto, immobile, risaltava nei suoi confini, distinta. Come il ricordo di te, fisso sulle mie pareti dal giorno in cui sei uscita da quella porta lasciando buchi e ombre, avvinghiato a ogni minimo gesto e per niente intenzionato ad abbandonarmi.

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