[Flussi]
Dopo tanti anni ho riaperto il vecchio quaderno delle poesie. Quello dell’epoca liceale, quello che non è mai stato mostrato a nessuno, quelle delle poesie con i brufoli.
L’ho riaperto per vivere un flashback su carta a righe e per rivalutare, con il gusto di adesso, il materiale che scrivevo con la penna buona, sforzandomi in una calligrafia quantomeno comprensibile.
Dammi tre parole: vergogna, fastidio e tenerezza.
Un pot-pourri di cuore, mare, volare, spiaggia, vento e cuore. Rime da gote rosse e chiose da far volgere lo sguardo dall’altra parte.
Eppure all’epoca tutto ciò era parte di me e del mio gusto.
Tra venti, trent’anni mi faranno lo stesso effetto queste frasi, queste parole che ora concludo, rileggo e pubblico?
Oppure l’adolescenza è un tempo a parte, con regole tutte sue e sensibilità completamente diverse dal resto della vita?
Eppure è giusto seguitare a scrivere, sentire il proprio presente, come un adolescente che scrive con cura la sua prima rima cuore-amore.