[Varietà]
[…continua da mercoledì]
Buongiorno a tutti allora, sono io, sono il folle.
Mi presento perché l’ultima volta che non l’ho fatto per eccesso di timidezza o mancanza di alcool, poi tutti quanti se la sono presi con me e tu, tu ora non guardarmi storto, che non sai cosa potrei fare con queste dita, che sono tante e a volte pure troppe, ma tanto che ne sai tu, a te mica si moltiplicano le dita, sei come gli altri, quelli che non sognano rinoceronti color ribes che cadono da cascate di capelli dritti su una culla di paglia e gin lemon i wonder how I wonder why. Eh no, tu non li fai mica sogni così quindi ora smetti di fissarmi. Ecco sì, bravo, stai fermo lì e contati le dita.
Devo ammettere che sono un po’ in imbarazzo a inserirmi così dentro di voi, nelle folle; sarà quel triangolo verde sopra la testa che mi segue ovunque o il mio odore di credenza della nonna, ma ho sempre l’impressione di essere al centro dell’attenzione quando sono solo, figuriamoci quando sono in mezzo a tutta questa gente. Anche perché le persone non mi hanno mai capito un granché; mi ricordo che già nella culla urlavo, piangevo, mi dimenavo ed espellevo con tutte le mie forze ogni cosa contenuta nel mio corpo. Mi riempivano fino a farmi esplodere tutte quelle cose, dovevo sputarle fuori prima che mi lacerassero la pelle quelle cose. Ma ogni volta che buttavo fuori le cose, ogni persona che incontravo me ne rimetteva dentro il doppio, il triplo. E voi, onorevoli folle, siete piene di quelle facce che per anni mi hanno usato come un cestino dei rifiuti, sono tante, troppe, tonte, truppe, tinte, trippe.
[Continua e termina lunedì…]