[In viaggio]
Ho maturato il pensiero che tu sia troppo bella e intelligente per poter essere compresa e gustata tutta.
Sei eccessiva, complessa, forse inarrivabile.
Non ti colgo a causa dei miei limiti percettivi, non riesco a includerti nei sensi, come se un secchiello pretendesse di contenere il mare.
Ti ammiro, ti calpesto, ti entro dentro e mi è impossibile andarmene via; sei un enigma magnetico, un puzzle dai colori accecanti e diversi tra loro che non riesco a mettere a fuoco nella loro interezza.
È snervante questo tuo passare sopra a tutto ciò che sei con leggerezza, con consapevole menefreghismo. Ti spengono le sigarette addosso e non te ne curi.
Poi, senza preavviso, ti giri e mi guardi. Come adesso a Campo de’ Fiori, dove due perenni Converse e spinello suonano Wish you were here. Mi guardi e io mi blocco; tu Medusa, io pietra. Mi guardi e ti guardo senza poter fare altro. Mi fissi, ti fai venerare e oltre al tuo sguardo vorrei addosso il tuo corpo.
Quanto sei bella Roma.