[Flussi]
Serate d’inutilità, orari di lavoro protratti su tavole unte di sorrisi, mentre il cervello alterna corrente correndo altrove cercando salvezza nell’uniformità, nella ripetizione, nel sottofondo della constatazione del decesso.
Tra le mani la boccia del tempo si scuote da sola e perde un secondo, un minuto, uno ancora.
Nella conta dei giorni rientrano migliaia di ore passate su un videogioco senza divertimento che si riavvia, non si salva, toglie il sonno e fa calare la vista, mentre rincorri un Boss-di-fine-livello randomico che ha sempre e solo la tua faccia. Lo uccidi e ricominci, ti ricerchi, ti ritrovi, ti riuccidi. Ricominci.
Mollo tutto.
Non posso.
Scelgo altro.
Non posso.
Nuove strade.
Non posso. Cosa voglio? Voglio vivere, che poi muoio.