Una storia folle

[The One]

Si incontrarono dopo tre anni dal loro primo incontro. Prima non si erano riconosciuti, prima si erano solo intuiti, come quando incroci un estraneo che sai di aver già visto, ma di cui non riesci a ricordare il nome.

SI baciarono per la prima volta spinti da un senso di giustizia o forse è più giusto dire che cascarono una sull’altro.

Una volta che terminarono di prendersi le misure – ci vollero diversi giorni e un metro abbastanza lungo da contenere le vite dei due – partirono per un viaggio.

Dormirono in mille e uno letti, mangiarono su tavole e lenzuola, fecero l’amore con ogni genere di luce; videro tutti i posti del mondo senza mai più muoversi da casa.

Nei loro discorsi mischiavano colonne e colori, nei loro sguardi si rincorrevano brillii e ardori, le loro mani tastavano incavi e calori.

Parlavano senza mai smettere di ascoltarsi, ridevano sempre di un’ottava più alta rispetto alle altre persone, sapevano incassare i “ti amo” come pugili professionisti.

Si bisbigliavano le rispettive paure stando pancia contro pancia, litigavano con tutto il corpo provocandosi ferite superficiali che sarebbero guarite nel giro di una danza di risate.

Non rientravano nelle convenzioni socio-temporali degli umani, per loro i secondi scorrevano diversamente: a volte ali di colibrì, a volta miele che cola. Il tempo si adattava ai battiti dei loro cuori, il vento li abbracciava agli apici dei loro livori.

Non si promettevano mai niente, non si dicevano né grazie né scusa, erano felici e imperfetti.

Nessuno sa dove siano ora, ma se in un posto affollato sentirete due voci altissime e folli giratevi velocemente e cercate due paia d’occhi con dentro il mare e il cielo.

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