[The One]
Se nella notte
ti svegli e mi pensi
accendi la luce
parlami piano
toccami forte
facciamo l’amore.
[The One]
Se nella notte
ti svegli e mi pensi
accendi la luce
parlami piano
toccami forte
facciamo l’amore.
[The One]
Scusa
è tuo questo profumo
che sa di fiori e baci
che mi è rimasto addosso
come una ragnatela tra le dita?
Posso tenerlo?
[The One]
Ora li capisco
quei pezzi di puzzle che scivolano uno nell’altro senza sforzo,
quei blocchetti di Tetris che si lanciano di testa senza paracadute verso uno spazio esattamente della loro forma.
Ora li capisco
quei tasselli che affondano nel muro con una leggera pressione del pollice,
quelle zip che corrono sicure e veloci come una locomotiva.
Ora li capisco
Quei mattoncini Lego che una volta uniti non lasciano neanche una fessura,
al punto da non far più capire se siano o meno un pezzo unico.
Ora li capisco.
Ora che ci addormentiamo incastrati e non lasciamo fessure tra di noi, capisco il senso di tutto questo.
[The One]
A volte basta poco
una piccola cosa
come cambiare l’ammorbidente
per averti sempre addosso.
A volte conta molto
notare le piccole cose
come una molletta sul comodino
per vederti sempre addosso.
A volte servono i sogni
che sommano piccolo e grande
che uniscono tempi e colori
per sentirti sempre addosso.
[The One]
Si incontrarono dopo tre anni dal loro primo incontro. Prima non si erano riconosciuti, prima si erano solo intuiti, come quando incroci un estraneo che sai di aver già visto, ma di cui non riesci a ricordare il nome.
SI baciarono per la prima volta spinti da un senso di giustizia o forse è più giusto dire che cascarono una sull’altro.
Una volta che terminarono di prendersi le misure – ci vollero diversi giorni e un metro abbastanza lungo da contenere le vite dei due – partirono per un viaggio.
Dormirono in mille e uno letti, mangiarono su tavole e lenzuola, fecero l’amore con ogni genere di luce; videro tutti i posti del mondo senza mai più muoversi da casa.
Nei loro discorsi mischiavano colonne e colori, nei loro sguardi si rincorrevano brillii e ardori, le loro mani tastavano incavi e calori.
Parlavano senza mai smettere di ascoltarsi, ridevano sempre di un’ottava più alta rispetto alle altre persone, sapevano incassare i “ti amo” come pugili professionisti.
Si bisbigliavano le rispettive paure stando pancia contro pancia, litigavano con tutto il corpo provocandosi ferite superficiali che sarebbero guarite nel giro di una danza di risate.
Non rientravano nelle convenzioni socio-temporali degli umani, per loro i secondi scorrevano diversamente: a volte ali di colibrì, a volta miele che cola. Il tempo si adattava ai battiti dei loro cuori, il vento li abbracciava agli apici dei loro livori.
Non si promettevano mai niente, non si dicevano né grazie né scusa, erano felici e imperfetti.
Nessuno sa dove siano ora, ma se in un posto affollato sentirete due voci altissime e folli giratevi velocemente e cercate due paia d’occhi con dentro il mare e il cielo.
[The One]
Mi innamorerò di nuovo quando troverò lei che mi chiederà, nel silenzio di una serata come un’altra, se mi va di rivedere Scrubs.
[The One]
Mi innamoro delle artigiane dietro bancarelle improvvisate che intrecciano gioielli bruciando i fili delle collane con l’accendino; delle artiste di strada, tutte sorriso e colore, canottiera senza reggiseno e un rasta, uno solo; delle bariste tatuate che corrono senza guardare in faccia nessuno, con un grembiule liso, un foulard in testa e le labbra umide; delle pittrici indipendenti con l’anello al naso e i pantaloni larghi da genio della lampada.
Mi innamoro di chi non è distratto dalla normalità, di chi non scavalca i piedi altrui, di uno sbaffo di matita nera, di un corpo, di un movimento, di un’intercapedine tra mento e collo, di un paio d’occhi.