Pausa

[Flussi]

Dopo poco più di due anni Gabbiani Grassi e Fogli Volanti si prende una pausa.

Di quanto?

Del tempo necessario per rimettere in ordine idee e priorità, per riorganizzare argomenti, per prendere il sole e la salsedine, per respirare e ripensare il futuro.

Storie vecchie e nuove, ritmi armonici, selezione all’ingresso e un foglio bianco da cui ripartire. Che tanto bene fa.

Ci si vedrà più in là, quando il tempo lo permetterà, tararì e tararà, non facciamo che ‘un ci si sente più eh.

Buoni voli.

E intanto noi

[Varietà]

Appesa a un filo di nebbia

rintocca la campana dei giorni di pioggia

vibra una nota piatta, carica di pallore

e intanto noi

chiusi dentro una bolla cava

pesante

persistente

ticchettiamo sulle pareti come ballerini senza gioia

galleggiamo in attesa che passi un’altra ora

un’altra ora ancora.

Portogallo 3

[In viaggio]

Quindi costui è l’oceano. Il fratello grande, quello con un nome e una carriera, un’autorità nel suo campo.

Non possiamo che fare le giravolte tra le sue dita, non possiamo smettere di osservarlo tanto è il tutto che esprime.

Impressionante è il suono, che pare voler riempire ogni vibrazione presente nell’aria, egocentrismo sonoro.

L’oceano pretende di colmare tutti i sensi, ottiene attenzione per natura.

Lascia che i bambini giochino con lui, che i ragazzi si convincano di domarlo, che le ragazze si ritraggano insieme a lui, che le coppie si distraggano per un rapido bacio, che gli uomini fingano di non esserne impressionati, che i poeti si facciano suggerire le parole dal vento, che i musicisti tentino di riprodurne le note sulle corde di una chitarra, che i pittori piangano cercando la spuma sulla tavolozza, che i vecchi gli sorridano perché sanno che tutto questo crediamo di farlo quando in realtà è l’oceano che ci concede il lusso di stare con noi per un attimo.

[Musica suggerita per la lettura: John Butler – Ocean]

Sapessi

[The One]

Sapessi quante parole mi hai ispirato.

Quante canzoni hai riempito di significato.

Quanti momenti avrebbero richiesto la tua presenza.

Già solo per questo meriteresti un bacio di quelli che durano così tanto che poi si scoppia a ridere insieme.

Sulla bellezza della tristezza 3

[Flussi]

Non c’è più niente di tuo qui eppure sopravvive l’eco. Rimbomba nella valle celebrale, devo ascoltare, non devo tapparmi le orecchie. Devo ascoltare e godermi l’angoscia del suo svanire lentamente nei ricordi.

Poi sarà di nuovo una valle d’aria fresca.

Ma prima fammi piangere un’ultima volta, per favore. Le lacrime non sono mai inutili, come non lo sono mai le pagine scritte male senza fermarsi. Lo scarabocchio d’inchiostro è un profilo di me che non conoscevo, che ignoravo. Grazie a queste lacrime mi si para davanti come il fugace riflesso di una vetrina in cui non ti riconosci subito.

Sono io quelle lacrime, sono io anche quello.

Forse il senso della tristezza è questo: metterti di fronte di fronte un altro lato di te stesso.

Se è così allora sì, la tristezza è bella.

Sulla mancanza

[Flussi]

La luce negli occhi dice che mi manchi.

Proprio la mancanza è quella cosa da cui ripartire. Essa prevede una ricerca; la ricerca richiede un obiettivo. Focalizzato quello si riparte.

Stimoli, gioia, leggerezza, condivisione, parole, sorrisi, serenità.

Il mio obiettivo non sono per forza relazioni, numeri, oggetti, luoghi.

Il mio obiettivo è quella luce dentro agli occhi.

Un pezzettino di luce passa da qui, da pagine e penne, da quello che ci possiamo dare a vicenda. Effetto collaterale benefico è la riattivazione della fantasia, altro tassello luminoso di valore.

Stuccare gli ultimi buchi rimasti in sospeso, alcuni per forza di cose, altri per pigrizia, indolenza o malinconia.

Un led alla volta, perché la luce non si riaccenderà tutta d’un colpo come se ci fosse un comodo interruttore.

Livorno 1

[In viaggio]

Per me Livorno sono i motorini e le vocali aperte, le urla dei gabbiani e il gelato popolare, gli scacchi eleganti e ir culo piazzato ovunque.

Per me Livorno è schiaccia e mare, ragazze belle e volgari, ragazzi palestrati che corrono.

Per me Livorno è dove le ragazze mi fanno innamorare con un accento e una risata, dove salutano baciando le guance, non sfiorandole.

Per me Livorno è casa senza che ci siano i fondamenti razionali per considerarla tale.

Per me Livorno significa amare.

A me Livorno piace anche solo da dire a voce alta.

Sulla regolarità della scrittura 1

[Flussi]

Ho già scritto questi caratteri, ho già pensato questi periodi, ciclico momento di euforia.

Godersi il lampo è d’obbligo ma non farlo scemare è dovere.

Domani troverai un’altra scusa, o forse no, o forse sì.

Il gesto deve vestire l’abitudine scrollandosi di dosso la sacralità dell’eccezione.

Eccezione è solo debolezza. Regola è forza.

Torino 1

[In viaggio]

Il Po è sempre pronto ad accogliere i pesi della vita, condividendoli con chi lo osserva.

È una spalla comprensiva e silenziosa, mai veramente conscia delle lacrime che gli vengono affidate.

Il Po ha mille facce.

Il Po è sempre disposto ad ascoltare tutti ma non dà risposte ad alcuno.