[Varietà]
Mi pareva
un afflato di tradizione
un’istigazione peccaminosa
un tripudio olfattivo
una promessa alle papille
un addio alla sobrietà
una piscina di trigliceridi
e invece era
una parmigiana fatta in casa.
[Varietà]
Mi pareva
un afflato di tradizione
un’istigazione peccaminosa
un tripudio olfattivo
una promessa alle papille
un addio alla sobrietà
una piscina di trigliceridi
e invece era
una parmigiana fatta in casa.
[Varietà]
Sdraiato a terra
gres porcellanato effetto legno sotto la nuca
rimbomba una canzone
pulsa nel cervello
ovatta le sinapsi
panna cotta i pensieri.
Ma poi, quali pensieri?
Qui è tutto un pot-pourri di melassa e bassi
quattro-quarti e comandi vocali
amplificato dal gress porcellanato effetto legno
che è un ottimo conduttore
o forse no
in fisica avevo 4.
Ma poi, che canzone è?
Quella canna era decisamente troppo forte.
[Varietà]
Mi pareva
un assembramento recidivo
una nidiata abbandonata
un melting pot superfluo
una cerchia cospiratrice
un rotolacampo personale
una dimenticanza Jovanottiana
e invece era
la peluria dell’ombelico
[Varietà]
Appesa a un filo di nebbia
rintocca la campana dei giorni di pioggia
vibra una nota piatta, carica di pallore
e intanto noi
chiusi dentro una bolla cava
pesante
persistente
ticchettiamo sulle pareti come ballerini senza gioia
galleggiamo in attesa che passi un’altra ora
un’altra ora ancora.
[Flussi]
Ultimamente scrivo di rincorsa, con un po’ affanno a volte, al soldo di una scadenza di cui sono il committente.
Mi rimbomba in testa l’atto più che il contenuto, l’impellenza del rintocco più che la brezza della discesa. Meno spunti o flash, più ragionamento e sforzo.
Bene, la mente ha radicalizzato un’abitudine, scardinato il gene della pigrizia in favore di una metodo e impostato il promemoria di un impegno.
Male, a volte temo che la cadenza autoimposta non sia sincronizzata con l’effettiva disponibilità della scrittura, e che ciò porti all’effetto “consegna del compito in classe al suono della campanella”, con il rischio di produrre testi tanto per fare.
Eppure questo può anche essere un luogo dove sbagliare, osare ed esagerare.
In fondo cosa sia questo luogo, lo decido io.
[Varietà]
Una notte di confine
tra mille scatole tenute insieme da rotoli di scotch
soffitti passeggeri
occhi stanchi
e poche, povere, banali parole.
Una notte che precede un giorno
Big Bang di nuovi spazi
nuove prospettive
nuovi giochi di luce
nuovi colori.
Una notte come tante
con un gusto un po’ retrò
con lo sguardo un po’ più in là
senza voglia di dormire
impaziente di sognare.
[Varietà]
Mi pareva
un assalto aereo
un’invasione sensoriale
un tacito abbandono
un’olezzante vigliaccheria
un soufflé di retrobottega
una zaffata dissacrante
e invece era
una flatulenza non dichiarata
[Varietà]
Meno male che ci pensi tu,
fregandotene di tutti noi
e dei nostri colori,
a dipingere anche le giornata più piatte,
anche quelle in cui
ci siamo dimenticati il cielo.
[The One]
Il calore sottocoperta, sottopelle
il silenzio dei corpi inconsci
il languore nell’aria
liquore ialino in cui ci rotoliamo
inalando il tocco di una mano
carezza provocante tra le gambe
mentre prende forma la luce
dei tuoi occhi
lento mi muovo e sento
sento
il mondo intorno a noi.
Raccontami, se puoi, qualcosa di più magico
delle mattine insieme a te.
[Varietà]
Mi pareva
un momento di cedimento
una pietra di pongo
un intoppo di percorso
un’inforcata plantare
un augurio discutibile
un’interpretazione catartica
e invece avevo
pestato una merda