[Varietà]
Mi pareva
un vicolo cieco
una deviazione dirimente
un break inderogabile
una tregua tattica
un volo sul trapezio
una questione di tempismo
e invece era
un coito interrotto.
[Varietà]
Mi pareva
un vicolo cieco
una deviazione dirimente
un break inderogabile
una tregua tattica
un volo sul trapezio
una questione di tempismo
e invece era
un coito interrotto.
[Varietà]
Mi pareva
un capote da incornare
un’assenza di gaudio
un reflusso fetente
un’offesa rivoltante
un rotolo deretanico
una deiezione a strisce
e invece era
una maglia bianconera.
[Varietà]
Cielo. Sole. Vento.
Dalla pelle dell’oceano spuntò la coda di una balena, nera e lucida di riflessi. In un movimento a rallentatore ritagliò l’orizzonte, poi s’immerse e scomparve. In aria galleggiava un gabbiano svagato, gli occhi stretti e le ali aperte. Volava, immaginando l’ignoto e sognando l’amore, o forse avendo solo fame. Sul bagnasciuga la schiuma delle onde si fermava per un attimo prima di dissolversi, colorando di scuro lo strato di spiaggia umido. A pochi metri dal volatile limite che le onde non avevano ancora superato, un paguro interruppe il silenzio con un poderoso rutto.
Marcello socchiuse gli occhi e guardò verso il cielo, rimanendo abbagliato per un attimo dai raggi solari caraibici. Quella mattina si era svegliato con un importante mal di testa, causato da un post sbronza di quelli da granchio reale. Non c’era niente da fare, pensò massaggiandosi le tempie, non si era ancora abituato al rum del posto, così dolce e infingardo.
Per festeggiare il suo primo mese caraibico aveva prenotato il privé più lussuoso del Crustacean Royale, offrendo da bere a tutti, gasteropodi e non. Gli effetti sarebbero stati persistenti, ma Marcello non dava impressione di preoccuparsene.
– Marçelo! Marçelo mio!
La voce acuta e sensuale apparteneva a Olinda, una tellina del posto che si era intrattenuta tutta la sera con Marcello e i suoi amici. Olinda aveva bevuto più di tutti loro messi insieme, senza scomporsi di un granello.
– Marçelo mio, che bruta viso che tiene! Todo bien?
– Si corallino mio, solo che non sono più il crostaceo di un tempo e certe serate non le reggo più un granché bene.
– Hihihi, que tonto que sei Marçelo, me fai morir!
– Eh, di ‘sti ritmi pure tu…
– Que?
– Nada amor, nada. Perché mi cercavi?
– Te busca un tipo que ha llamado al telefono del bar. Se chiama Edgardo.
Marcello diede l’impressione di non recepire immediatamente l’informazione, poi si alzò a fatica e si diresse verso il locale per rispondere alla chiamata del cugino.
[Varietà]
Mi pareva
un refuso in fuga
una strada senza senso
un ossimoro etilico
un’offerta illogica
un bagnino alpino
un’ingiuria inescusabile
e invece era
una birra analcolica.
[Varietà]
Mi pareva
l’armadio di Narnia
la macchina del tempo
il gate numero 57
la potestà risorta
l’orizzonte obliato
la licenza esistenziale
e invece era
la prima dose di vaccino.
[Varietà]
Mi pareva
un vuoto ancestrale
una carenza vitale
un velo d’ingiustizia
una supplica nel deserto
uno spasmo di cordoglio
un’apocalisse di cellulosa
e invece era
finita la carta igienica.
[Varietà]
Mi pareva
un sequestro alieno
una défaillance effimera
un mancamento fulmineo
una badilata temporale
uno svenimento post-apocalittico
una pausa sensoriale
e invece era
un abbiocco pomeridiano.
[Varietà]
Mi pareva
un raglio asinino
una flatulenza vocale
un se io sarei
un’escrescenza purulenta
un bacione con l’alitosi
un’abbuffata tra sciacalli
e invece era
propaganda leghista.
[Varietà]
Mi pareva
il tocco d’una ninfa
la carezza della sera
il sollievo benedetto
la speranza ridestata
l’anelito palatale
l’euforia beverina
e invece era
il primo sorso di birra.
[Varietà]
Mi pareva
il solletico d’un clown
l’insolenza d’un refolo
il frinire d’una cicala
l’astio della primavera
il fastidio senza requie
la genesi delle bestemmie
e invece era
allergia al polline.