La ricerca 5

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Una morbida schiumetta bianca si stava dissolvendo con tutta calma, mentre un giovane paguro riemergeva lesto dalla rena. Muoveva le zampe con decisione, lo sguardo fisso sull’obbiettivo, deciso a raggiungerlo prima della prossima onda. All’improvviso tutto si fece buio. Il paguro imprecò.

A qualche granello di distanza la bambina lanciava palettate di sabbia verso il bagnasciuga senza curarsi di chi avrebbero colpito, o ricoperto. La sua attenzione era tutta rivolta alla voragine sotto i suoi piedi e al progetto, immane nella sua testa, della buca che stava realizzando. Tra le mani una paletta, di quelle d’élite con manico di legno, affondava con foga nella sabbia, scavando all’interno dell’ovale che la bambina aveva disegnato con il piede.

Superato il primo velo di sabbia asciutta e abbrustolita dal sole, lo scavo era arrivato a uno strato più umido e solido, una grana più grossa, sassosa e scura pesava sul piatto della paletta e si ritrovava improvvisamente esposta ai raggi ultravioletti, sparsa senza troppa grazia lontana dalla fossa.

La bambina procedeva nei suoi movimenti frenetici senza guardarsi intorno, quando con un gesto deciso asportò una quantità di sabbia tale che dovette prendere il manico con entrambe le mani per poterla tirare fuori. Dal fondo della buca comparve dell’acqua.

La bambina fissò per qualche secondo il laghetto sotterraneo in miniatura, che pian piano erodeva i bordi di sabbia, prima di dare ancora un paio di palettate decise al fondo dello scavo. Il diametro dello specchietto d’acqua aumentò, ma in poco tempo fece crollare una porzione di bordo; la bambina piantò la paletta nella spiaggia asciutta, accanto alla buca, e si diresse contrariata verso il mare, calpestando un certo cumulo di sabbia dal quale si sentì distintamente provenire una maledizione in antico Pagurese.